Ivan Spertini
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L’esigenza di una nuova chiesa autunoma dalle parrocchie di Laveno e Mombello per il rione Ponte (opifici di ceramica) riuscì a prendere corpo solamente nel 1930: a luglio l’ingegnere Edmondo Bonito consegnò il progetto; il 25 settembre, alla presenza del card. Ildefonso Schuster, fu posata la prima pietra. Già nel 1898 (6 settembre) un benefattore, Armando Gheller, aveva acquisito il terreno per la chiesa. Don Ernesto Redaelli, fautore dell’iniziativa, aveva compiuto alcuni pellegrinaggi alla chiesa di Maria Ausiliatrice fondata da don Bosco a Torino.
Nel 1948 l’edificio era pronto:Il 1° dicembre il cardinale Schuster eresse la chiesa in parrocchia; nel 1949 ne delineò i confini per distacco da quella di Mombello; il 29 giugno 1950 lo stesso arcivescovo istituì ufficialmente la parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice. La chiesa fu consacrata il 26 giugno 1974 dal cardinale arcivescovo Giovanni Colombo.
La parrocchia nella frazione Ponte è l’ultima ad essere sorta nel comune di Laveno-Mombello; conta circa 2900 L’ originale progetto fu ampiamente disatteso in corso d’opera, infatti, prevedeva un più ampio tempio dotato campanile e di transetto, con cappelle semicircolari alle testate e imponente cupola estradossata di coronamento, sollevata su un alto tamburo percorso da trifore, sulla falsariga di molti esempi, non ultimo la basilica di Sant’Agostino a Milano. L’idea di un nuovo tempio muoveva dalla necessità di garantire alla frazione, in crescita in quegli anni per l’insediamento e l’accrescimento di stabilimenti destinati alla produzione della ceramica, per articolazione di una lunga tradizione locale (ceramiche di Laveno), un luogo di culto e una parrocchia autonoma. Come in altri casi in ambito ravvicinato (Besozzo Inferiore, loc. Ponte; Luino, frazione Creva; Ternate), e per discendenza da ben noti esempi di villaggi operai cresciuti secondo piani più o meno organici, anche a Ponte la linea prescelta da progettista e, probabilmente, committenza, fu quella di un adeguamento estetico ad una matrice medievale di varia estrazione, consolatoria sia sul piano urbanistico, sia su quello identitario. La chiesa, infatti, si presenta con una facciata centrata da rosone e intessuta di formelle in cotto che rivestono il cornicione di coronamento e la svelta cupola centrale. Il tema della guglia centrale si ripete sul portichetto inferiore, che precede l’ingresso. Il cornicione, sorretto su una galleria di archatelle in laterizio, fascia anche i fianchi della costruzione e rappresenta l’esito estremo di una tradizione lombarda che aveva conosciuto, dalla metà del XIX sec., nuovo impulso. L’intero si articola in tre navate, assai vasta quella centrale, contratte le gallerie laterali. Scomparsa la matrice gotica dell’esterno, le navate sono separate da pilastri cui sono addossate semicolonne con capitello corinzio; tutti gli archi (tra le navate e a sorreggere le volte) sono a pieno centro. Domina, sul fondo, nella nicchia absidale a profilo rettilineo, un altare maggiore a parete che recupera nuovamente modelli romanici sedimentati nella memoria collettiva. Nel cleristorio, tra le volte, corre una teoria di alte bifore. Dal 1949, la chiesa si orna di un busto in bronzo del parroco don Ernesto Redaelli, fautore dell’impresa. In seguito, la chiesa è stata arricchita con diverse opere di artisti legati a Laveno, tra cui Mario Aubel. La festa parrocchiale è (Maria Ausiliatrice) il 24 maggio.
Gli altari laterali sono dedicati a san Giuseppe, al Sacro Cuore e a san Giovanni Bosco.
Impianto strutturale in muratura continua a sezione normalizzata e sostegni puntuali (pilastri) isolati di appoggio per le coperture interne. La navata maggiore è scandita in sei campate rettangolari da archi trasversi a pieno centro; la prima campata dell’ingresso, di passo ridotto, è coperta con volta a botte; le cinque campate successive, con luce regolare, sono coperte con volte a vela. Le navate laterali sono coperte con volte a botte ribassate.