Centro Residenziale Terapeutico per Minori San Giovanni Bosco - Carovigno, Provincia di Brindisi

Giada C.

Scrivere questa recensione per me non è semplice, perché riporta a galla uno dei periodi più difficili della mia vita. Ma credo sia giusto raccontare la mia esperienza, per avvisare chiunque stia pensando di entrare qui.
Questa comunità viene spacciata come un luogo di aiuto, di supporto, un posto dove ritrovare sé stessi. Ma la realtà è ben diversa: è una prigione psicologica travestita da centro terapeutico.

NESSUNA PRIVACY, CONTROLLO COSTANTE
Qui dentro ti senti soffocare. Non esiste uno spazio per sé stessi, ogni cosa che fai viene monitorata e analizzata, al punto che arrivi a sentirti più un prigioniero che una persona in un percorso di guarigione. Una fra le tante cose più scioccanti per me è stata la privazione della mia scheda SIM. Per tutta la mia INTERA permanenza li dentro. Non avevo mai sentito di una comunità che togliesse completamente la possibilità di comunicare con l’esterno in modo autonomo. Ci davano un telefono della struttura, ma con chiamate rigidamente controllate e limitate. Questo non è aiuto, è isolamento forzato.

LABORATORI NOIOSI E PRIVI DI SCOPO TERAPEUTICO
Pensavo di trovare attività che mi aiutassero davvero a stare meglio. Invece, la maggior parte delle cose che facevamo erano ripetitive, noiose e senza un vero senso. Era solo un modo per far passare il tempo, senza darti niente di utile per il futuro. Come ad esempio pulire l’intera struttura ogni giorno anche quando non c’era una reale necessità.

EPISODI DI VIOLENZA INSABBIATI
Sono stata picchiata da un’altra ospite e la comunità ha negato tutto. Nonostante ci fossero testimoni e telecamere, hanno fatto finta di nulla. Ho saputo dal mio avvocato che hanno smentito ogni cosa, come se io mi fossi inventata tutto. È stato uno dei momenti più umilianti della mia vita.

TERRORISMO PSICOLOGICO
Dopo la mia dimissione ho scoperto che ci dicevano probabilmente bugie per tenerci sotto controllo. Ci raccontavano che un ragazzo che aveva lasciato la comunità era finito in carcere, ma non era vero, perché questo ragazzo l’ho sentito per videochiamata alla mia uscita da lì, si trova semplicemente in un’altra comunità. Era solo un modo per spaventare probabilmente.

OPERATORI POCO EMPATICI E GESTIONE DISASTROSA
Alcuni operatori non dovrebbero nemmeno lavorare in una comunità terapeutica. Alcuni trattavano gli ospiti con superiorità, come se fossimo meno di loro. Altri sminuivano i nostri problemi, come se fossimo noi quelli sbagliati a sentirci male. E la cosa peggiore? Quando qualcuno si comportava male, non sapevano nemmeno gestire la situazione, i ragazzi andavano ancora più in tilt creando scenari da film horror da oscar. Per non parlare della loro poca empatia. Inoltre, ho assistito a scene in cui ragazzi autistici venivano “contenuti” (se contenzione si può chiamare), attraverso metodi violenti, non educativi e repressivi, come ad esempio sberle, strattonamenti e docce fredde.

CIBO ORRIBILE
Questa non sarà la cosa peggiore della comunità, ma comunque incide. I pasti erano spesso di qualità scadente, surgelati cucinati pure male, cibo anche poco salutare molto spesso, o frittate che sembravano pane bagnato. Nessuna attenzione alla nutrizione e al benessere fisico a parer mio.

Questa comunità non mi ha aiutata, mi ha solo lasciato un trauma che sto ancora cercando di superare.
Se state cercando un luogo dove sentirvi al sicuro e fare un percorso vero di guarigione, guardate altrove. Qui dentro, si peggiora e basta.

Maurizio I.