paolo musacchio
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Dichiarata monumento nazionale, rappresenta il nucleo originario su cui si è sviluppata San Fili. Si chiamava in origine Chiesa di San Felice, poi dell’Annunciazione. L’anno della sua fondazione non è noto ma dovrebbe essere stata edificata contestualmente alla nascita dal borgo: il documento più antico su di essa risale al 1304. La chiesa primitiva presentava al suo interno due navate, come emerge da una visita apostolica (1628). Grazie a F. Rao sappiamo poi che nel 1684 gli altari allora esistenti erano dieci, sotto il patronato di alcune famiglie, con tre confraternite: presso l’altare dell’Annunciazione aveva sede la confraternita omonima «i cui membri portavano in processione tuniche bianche con vessillo e croce», più quella di S. Caterina e quella del SS. Rosario, i cui membri portavano in processione delle tuniche bianche con mozzette di color celestino, croce e lampioni. Infine vi era anche un altare dedicato a San Felice. Nel Seicento il borgo era ancora denominato Terra Sancti Felicis, in onore di San Felice, ma non è chiaro se il culto si riferisse al martire spagnolo che offrì il martirio sotto Diocleziano o all’omonimo vescovo martire africano. Dal 1748 al 1802 la Chiesa venne ricostruita e avanzata, per avere una navata centrale chiusa con un vasto coro o presbiterio semicircolare e due piccole navate con due cappelle semicircolari e per ogni lato tre altari addossati alle pareti e sormontati da tele. Il progettista, allievo del Vanvitelli, fu don Saverio Ricciulli di Rogliano. Egli a un certo punto contribuì personalmente con un prestito di 300 ducati. Come racconta G. Iusi «è tutta la popolazione, nelle persone più eminenti e nelle persone più umili che per oltre cinquanta anni, lavora per avanzare e allargare la Chiesa Parrocchiale a gloria di Gesù Cristo e bisogno preciso di questa Terra Sancti Felicis». La calce venne presa dalle rocce della Candelina, dalla calcara delle Fiumicelle e di Pagliarello, la calca bianca da Falconara. Le travi, i “tijilli” e altro legname dai boschi di Bucita e Cozzi; «i “ceramili” erano comprati in Montalto, i tufi a Paola, i vetri, lannie, ferro filato, chiodi in Messina e il marmo a Carolei» . L’interno della chiesa fu iniziato nel 1777, il campanile nel 1783 ma i lavori finirono nell’inverno del 1802. La chiesa oggi si presenta con un grande portale con molte sculture e decorazioni a foglia di acanto e a spirale, con un arco a tutto sesto coronato da una ricca cornice tardo-barocca, scolpita in pietra tufacea alla fine del Settecento da Francesco Belmonte e Raffaele De Bartolo. Notevole è anche il campanile, riquadrato in tufo, a pianta quadrata con tre ordini in pietra a vista. Esso è collegato alla chiesa da un ponte tanto singolare quanto pittoresco. All’interno della chiesa, vicino l’ingresso, vi è infatti una piccola porta da cui, attraverso una scaletta a spirale, si accede al campanile. Un tempo questo era ancora più alto, ma i terremoti e i fulmini lo danneggiarono più volte provocando gravi danni per il rovinìo delle pietre che ruzzolarono fino a valle. In alto c’è un enorme orologio meccanico costruito nei primi anni dell’Ottocento dai fratelli Pasquale e Antonio Blasi, di San Fili, recentemente rimesso a nuovo. Di fronte alla chiesa Madre si trova il Calvario, costituito da tre croci in ferro battuto poste su un parapetto in muratura. Nella Chiesa della SS. Annunziata di S. Fili si conservano tantissime opere ed anche alcune reliquie dei santissimi martiri Primitivo, Emiliano e Taide e la già nota reliquia di S. Francesco di Paola, donata nel gennaio 1734 (o 1736) a frate Angelo di Aprigliano e collocata sul busto ligneo del Santo in un piccolo reliquiario di oro lavorato. Notizie tratte dagli articoli di R. Iantorno e dal libro di P. Musacchio.